"/>
CONCLUSIONI Nascita della nuova intermediazione
Com’è noto, il sistema industriale italiano, ha come perno principale il sistema
di piccole e medie imprese, le quali sono oggi chiamate ad affrontare le sfide
imposte dalla globalizzazione dei mercati.
La rivoluzione apportata
dall’utilizzo delle nuove tecnologie, ha fatto presagire la nascita di mercati
elettronici "perfetti", con l’illusione per l’impresa di contattare nuovi fornitori
ed imprese clienti senza l’ausilio di alcuna forma di intermediazione.
In
concreto, si auspicava per l’impresa la possibilità di raggiungere, rapidamente
ed a basso costo, gli interlocutori presenti a monte ed a valle rispetto alla
propria catena del valore.
Tale scenario non si è però riprodotto nelle forme prospettate ma, di contro, ha
favorito la nascita e lo sviluppo delle prime forme di intermediari informatici i
quali si propongono come collettori di informazioni, accumulando e divenendo
fonti di nuova conoscenza di importanza strategica per ogni impresa interessata
alla sfruttamento della rete.
Tali organizzazioni, hanno infatti consentito alle aziende di più piccole
dimensioni, di colmare i propri fabbisogni informativi, intervenendo
direttamente nella gestione delle loro attività non core, così da permettere loro
di integrare, a basso costo, tutta la catena del valore in condivisione con gli altri
attori facenti parte della catena stessa. Si è quindi assistito ad un abbandono
dell’idea di un mercato elettronico puro, a favore invece un mercato elettronico
contraddistinto dalla presenza di vere e proprie comunità virtuali di settore.
Le comunità virtuali, sono luoghi digitali ove le imprese, previa partecipazione
ed iscrizione all’organizzazione stessa, hanno la possibilità di trovare spazi
appositamente dedicati al settore economico in cui operano. La connessione
diretta tra le imprese, permette infatti alle stesse di ricreare online un gruppo di
lavoro che abbia esigenze ed interessi comuni e condivisi, dove tale
interconnessione elettronica, prescinde da confini geografici.
All’interno della comunità infatti vengono predisposti luoghi del tutto sicuri,
trasparenti e controllati, adibiti sia allo scambio di beni e servizi di settore, sia
allo scambio ad alla condivisione di risorse "immateriali", come idee, progetti
ed esperienze professionali passate, così da permettere alle stesse di
implementare soluzioni di collaborazione, co-progettazione e co-design, e
quindi produzioni altamente personalizzate per raggiungere i massimi livelli di
business satisfaction.
I servizi che le imprese ritrovano all’interno della comunità, sono riassumibili
nel concetto delle 3 "C", ossia:
All’interno della comunità, oltre agli spazi dedicati alla comunicazione
(community) ed all’informazione (content), ce ne sono altri adibiti allo
scambio delle forniture (commerce), con possibilità di procedere di acquisto e
vendita online organizzate direttamente dalla comunità stessa.
Proprio grazie ai
servizi di Community, le imprese partecipano ad un network digitale ove si
supera il concetto proprio della competizione a favore di nuove forme di
collaborazione, come se le stesse facessero parte di un’unica azienda che,
grazie alla condivisione di risorse, ottiene nuovi vantaggi competitivi.
Lo sviluppo delle PMI italiane, sul piano nazionale e soprattutto su quello
internazionale, si è avuto con la costituzione di distretti produttivi e reti di
imprese, dove sono state enfatizzate al massimo le relazioni economiche tra
gruppi aziendali. Il distretto, è un ambiente sociale fortemente dinamico oltre
che una forma organizzativa, ove la contiguità culturale ha permesso di
sfruttare i vantaggi connessi con le economie di costo ed agglomerazione.
Lo
scopo che le aziende partecipanti ad una comunità verticale si prefiggono, è
proprio quello di arrivare a replicare online gli stessi punti di forza tipici dei
distretti e, quindi, la possibilità di sfruttare la rete per una collaborazione più
efficace ed efficiente all’interno della filiera produttiva.
Parte della tesi, è dedicata proprio alle possibilità che l’ICT offre anche per lo
sviluppo dei distretti stessi e quindi l’opportunità per i medesimi, di sfruttare la
rete Internet per una maggiore collaborazione all’interno di una stessa filiera
produttiva. Il sistema produttivo dei distretti è contraddistinto, nella maggior
parte dei casi, da un’elevata divisione del lavoro dove ogni impresa tende a
specializzarsi su una specifica fase della filiera.
Le capacità distintive delle
imprese distrettuali, si fondano principalmente sulla versatilità e reattività della
loro organizzazione, tramite quindi la ricerca dell’ottimizzazione della propria
supply chain. I distretti, tramite l’utilizzo dei sistemi ICT, possono ottenere
rilevanti vantaggi, considerato che gran parte della divisione del lavoro, è
fondata su basi di tipo cognitivo e quindi facilmente trasmissibili online. La
grande mole delle attività di Ricerca e Sviluppo ad esempio, può essere
condotta in maniera congiunta tra più imprese le quali, collaborando anche su
tale fronte, ottengono economie non trascurabili.
Purtroppo la maggior parte delle nostre aziende distrettuali, utilizzano oggi gli
strumenti di ICT in modo molto limitato.
La posta elettronica ad esempio, pur
essendo presente in molte aziende, non viene efficacemente utilizzata per
comunicazioni a monte ed a valle con i fornitori e clienti.
Tuttavia, recenti
studi condotti dalle società Censis e Rur, evidenziano un incremento dell’uso di
tali strumenti informatici, quali ERP e software per la gestione integrata delle
procedure di acquisto.
Ciò che ostacola la fattiva collaborazione interaziendale online, non è tanto la
mancanza di piattaforme digitali utili per lo scambio dei dati, delle
informazioni e della conoscenza, ma piuttosto l’esistenza di problematiche di
natura culturale.
Uno dei principali ostacoli che limitano fortemente l’utilizzo delle nuove
tecnologie all’interno dei distretti, è rappresentato infatti dal timore della
perdita della propria autonomia gestionale e delle eventuali posizioni di
leadership raggiunte all’interno dell’area stessa e questo quindi perché per
realizzare tali cooperazioni digitali, si rendono appunto necessarie le
condivisioni di informazioni strategiche anche con i propri concorrenti.
Non
per questo però si deve sostenere che soluzioni di e-supply chain siano del tutto
improponibili all’interno di queste aree economiche particolari, ma occorre
un’attività di sollecitazione delle aziende leader, o anche delle organizzazioni
di categoria, per la presa di coscienza dei reali vantaggi derivanti dallo
sviluppo congiunto delle attività produttive.
Si potrebbe cominciare ad
esempio, dalle attività di logistica condotte in modo congiunto, ovvero dalle
attività di approvvigionamento condiviso di beni non produttivi e,
successivamente, insistere anche sulle attività più strategiche.
L’esperienza delle prime
iniziative aziendali che hanno sfruttato le opportunità offerte dalle comunità
virtuali (definibili anche come marketplace verticali) ha spinto anche altre
aziende ad affrontare concretamente l’implementazione di tali nuove soluzioni
di business.
Il fenomeno, pur non registrando di fatto quote elevate di
partecipazione e condivisione, rappresenta comunque un aspetto innovativo
emergente e non trascurabile, in vista soprattutto di future collaborazioni
interaziendali, finalizzate in maniera esplicita alla riorganizzazione dei modelli
produttivi e progettuali non solamente quindi, in un’ottica di promozione e
comunicazione di marketing aziendale verso il mondo esterno.
Top| Sommario| << Precedente | Successiva >>
" TARGET="_blank">>> Home Page << |