Cap. 4 I distretti industriali scommettono sul commercio elettronico
Il distretto industriale è costituito da una concentrazione territoriale di piccole-medie imprese con accentuata specializzazione nei settori manufatturieri, le quali, in virtù delle relazioni tra loro e del ruolo svolto dall'ambiente esterno nella trasmissione del know-how specifico e dei valori del lavoro industriale, riescono a produrre in modo efficiente ed a competere sui mercati con imprese di maggiore dimensione.
La struttura produttiva del nostro paese è caratterizzata dalla larga presenza di imprese di piccole e medie dimensioni. In Italia vi sono 68 imprese ogni mille abitanti, rispetto alle 35 della Francia, alle 37 della Germania e alle 46 del Regno Unito. Le piccole imprese sono le vere protagoniste dei nostri distretti. I settori di specializzazione riguardano prevalentemente i beni per la persona e per la casa (prodotti di moda, dell'arredamento e dell'alimentazione) e i beni strumentali per la produzione di questi (macchinario specializzato).
Dalla specializzazione produttiva e dalla divisione del lavoro che si realizzano a livello locale, nell'ambito di uno stesso settore, derivano i vantaggi che rendono questo modello produttivo vincente.
La forte attenzione al sistema locale convive con un'altrettanto forte apertura internazionale. Basti ricordare che l'Italia detiene il 54% del mercato mondiale delle piastrelle in ceramica, il 32% dei gioielli, il 31% dei macchinari per legno e per ceramica, il 30% dei tessuti di lana e di seta, il 29% delle sedie, il 28% delle calzature in pelle, il 27% delle borse, il 22% delle montature per occhiali e così via, e che i distretti generano circa un terzo dell'export italiano [ICE 1997 e 1998].
Questo modello produttivo, fino a poco tempo fa tipico della realtà italiana, si sta diffondendo nell'industria manifatturiera su scala mondiale. Le tendenze in atto mostrano, infatti, un tessuto imprenditoriale sempre più globalizzato, ma, al tempo stesso, sempre più localizzato e orientato alle relazioni tra le imprese. Queste relazioni, da strutture gerarchiche si stanno evolvendo verso forme più flessibili in grado di franteggiare meglio i cambiamenti ambientali e di mercato.
Un esempio significativo è la Francia, che presenta numerose realtà distrettuali importanti, come ad esempio: Lille, Roubaix-Turcoing, Mazamet per il settore tessile; Oyonnax, Creteil e Saint-Cloude per gli occhiali; La Vallée de l'Arve per la meccanica; Cholet per le calzature, Vimeau per la rubinetteria; Limoges per la ceramica; Cannes e Antibes per i profumi; Thiers per la coltelleria; Besancon e Morteau per l'orologeria ed altre. Anche in Spagna e, al di fuori dell'Europa, in Giappone si possono trovare realtà distrettuali o comunque forme organizzative territoriali riconducibili a questo modello.
Spesso ci si chiede quanti sono i distretti industriali in Italia. La risposta non può essere univoca, molto dipende dalla definizione utilizzata. Infatti, a seconda dei parametri scelti (geografici, giuridici o economici) il risultato della stima varia in modo significativo. Nel 1992 il Censis e l'Istituto Tagliacarne pubblicarono una ricerca con una lista di 187 distretti, mentre poco tempo dopo F. Sforzi ha presentato i risultati di un'indagine svolta con l'Istat che identificava 199 distretti. Esistono mappe più empiriche costruite in base alla notorietà dei distretti e alla disponibilità di dati sulla loro consistenza.
Tra i più noti ricordiamo: Biella per l'industria laniera, il distretto di Carpi nel comparto della maglieria e in quello delle confezioni e il distretto di Lumezzane per il valvolame e i casalinghi.
BIELLA | ||||
settore | imprese | addetti | fatturato in miliardi | export |
Totale industria/artigianato | 4.983 | 43.578 | ||
Tessile | 2.000 | 28.000 | 6.500 | 30% |
Meccanotessile | 200 | 2.500 | 500 | 50% |
CARPI | ||||
settore | imprese | addetti | fatturato in miliardi | export |
Totale industria/artigianato | 4.700 | 21.300 | ||
Maglieria e confezioni | 2.250 | 9.750 | 2.100 | 36% |
Tessile-abbigliamento | 500 | 3.400 |
LUMEZZANE | ||||
settore | imprese | addetti | fatturato in miliardi | export |
Totale industria/artigianato | 1.173 | 8.551 | ||
Rubinetteria e casalinghi | 600 | 4.500 | 1.200 | 60% |
Maglierie, fonderie, stampi | 573 | 4.051 |
Dopo anni di congiutura favorevole, la situazione dei distretti industriali si sta evolvendo rapidamente. La liberalizzazione degli scambi mondiali, i processi di internazionalizzazione produttiva e di globalizzazione dei mercati è un dato di fatto e questa nuova realtà può costituire una seria minaccia, soprattutto per certi comparti come quello del tessile-abbigliamento.
L'esempio del distretto di Carpi è significativo. La situazione attuale è caratterizzata da nuovi fermenti tra le imprese di subfornitura soprattutto nel comparto della maglieria, mentre il peso delle imprese finali è da tempo in flessione. Le lavorazioni sono effettuate in piccola serie ed hanno un elevato contenuto di moda, nel senso di ampiezza delle gamme e di variabilità dei modelli. La serie limitata di lotti di lavorazione e l'assenza di strumenti efficaci di programmazione dei carichi di lavoro premono sulla produttività e sui margini di profitto di molti produttori, in particolare di quelli legati alle lavorazioni. Anche se le relazioni tra committenti e subfornitori tendono ad essere stabili e di lunga durata, la filiera produttiva è frastagliata e questo rende talvolta problematiche le relazioni all'interno della filiera.
Per assicurare un livello di servizio tale da rendere meno interessante, per i committenti, il fatto di ricorrere a subfornitori esterni al distretto è necessario creare "nuovi strumenti di distretto".
Altre realtà europee, per dimensione riconducibili al settore delle piccole e medie imprese, cercano di sfruttare al massimo i servizi innovativi di comunicazione con l'obiettivo di supportare il loro core business. Secondo il rapporto "Fair" (un rapporto sull'IT che ogni anno un consorzio di ricercatori stila per l'Unione Europea), queste società appartengono principalmente a tre gruppi:
In Italia, l'adozione dei pc e di connessioni Internet da parte delle piccole società, specialmente quelle con meno di 50 dipendenti, è ancora molto bassa. Secondo il "Terzo rapporto sull'informatizzazione dell'industria biellese" realizzato dall'Unione Industriale e dal Forum informatico biellese, nel 1988 i pc collegati in rete locale erano 52, ora sono 2.730. L'incidenza media delle spese informatiche sul fatturato delle aziende è pari all'1,55%. Comunque, il 61,4% delle imprese si dichiara non soddisfatta della propria informatizzazione.
I distretti industriali del nostro paese devono far rotta verso il commercio elettronico, soprattutto nelle sue forme B2B, creando i cosiddetti "distretti virtuali". L'idea è di utilizzare Internet e le moderne tecnologie per consentire alla Pmi un miglior approvvigionamento di materie prime. I risultati di una ricerca sulle aspettative riguardo alle nuove tecnologie, fatta da Mate e Assintel su di un campione di imprenditori, lo conferma.
Ad esempio, nel settore tessile, si può incrementare la produttività delle piccole e medie imprese rafforzando la capacità di soddisfare celermente la domanda. Spesso le Pmi, sempre più pressate dai tempi brevi dei cicli produttivi e dalla moda, hanno carenze o sovrabbondanza di filati, oppure si trovano in magazzino semilavorati non più utilizzabili per errori di previsione, modifiche del mix del prodotto, dimensioni eccessive dei lotti minimi di acquisto. Da qui il bisogno di avere uno strumento, rapido e affidabile, per mettere direttamente in contatto le aziende e consentire loro di accelerare i tempi di approvvigionamento.
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