CAPITOLO III: PRESUPPOSTI E CONDIZIONI PER LA REALIZZAZIONE DI UN MAGAZZINO VIRTUALE
L'apparato produttivo italiano è costituito in prevalenza da imprese di piccola e media dimensione.
Una delle sue caratteristiche fondamentali è l'integrazione delle imprese all'interno delle aree cosiddette "distrettuali" che
mitigano gli effetti negativi della dimensione esigua sull'efficienza aziendale e sulla capacità competitiva del sistema.
Il "cluster industriale" definito in Italia "distretto industriale" può essere considerato come una "concentrazione
territoriale" di piccole-medie imprese con accentuata specializzazione nei settori manufatturieri, le quali, in virtù delle
relazioni tra loro e del ruolo svolto dall'ambiente esterno nella trasmissione del know-how specifico e dei valori del lavoro
industriale, riescono a produrre in modo efficiente ed a competere sui mercati con imprese di maggiore dimensione".
Nel nostro Paese il riconoscimento e la regolamentazione dei distretti industriali è avvenuta con molto ritardo
rispetto la nascita del fenomeno, tramite la Legge 5 ottobre 1991, n. 317 :
"Art. 1. Finalità della legge e definizione di piccola impresa.
La presente legge ha la finalità di promuovere lo sviluppo, l'innovazione e la competitività delle piccole imprese,
costituite anche in forma cooperativa..."
Lo scopo principale legato alla nascita dei distretti industriali è quello di favorire, in zone con determinate caratteristiche
economiche, la creazione e lo sviluppo di attività produttive nei settori dell'industria e dei servizi.
Molteplici sono i criteri che possono essere utilizzati per definire il "cluster industriale". Di conseguenza non è possibile individuare il numero esatto presente in Italia. A seconda della definizione utilizzata e dei parametri scelti (geografici, giuridici o economici) il risultato della stima varia in modo significativo. Le discipline economiche insegnano che le piccole imprese, da sole, non sono in grado di competere sui mercati internazionali. Eppure i risultati ottenuti dalle piccole-medie imprese appartenenti a distretti industriali sembrano smentire in pieno tale affermazione. Ciò è possibile in quanto la competitività di tali imprese è rafforzata dalle interrelazioni e dai legami che si stabiliscono sul territorio in forza della comune specializzazione settoriale e della concentrazione spaziale. Questo modello produttivo, fino a poco tempo fa tipico della realtà italiana, si sta diffondendo nell'industria manifatturiera su scala mondiale. Le tendenze in atto mostrano, infatti, un orientamento imprenditoriale volto sempre più a favorire le relazioni tra imprese. Tali relazioni, da strutture gerarchiche si stanno evolvendo verso forme più flessibili in grado di fronteggiare meglio i cambiamenti ambientali e di mercato.
Le imprese che operano nei distretti basano la loro competitività su:
- minori costi di alcuni fattori produttivi e servizi tra cui scorte, ricambi, lavorazioni di piccole serie;
- benefici legati alla massa critica delle attività caratteristiche quali: bacino di operai e tecnici con particolari competenze,
scuole tecniche, depuratori centralizzati, rete di spedizionieri, montatori, immagine del territorio come centro di eccellenze;
- facilitazione di tutte le attività connesse alla innovazione : circolazione di informazioni, prototipi, creatività, fiere;
- clima propizio alla costituzione di nuove imprese: progetti imprenditoriali realizzati senza richiedere necessariamente
investimenti in tutte le fasi del processo produttivo, esperienze diffuse, fiducia da parte delle altre imprese nel fornire
materie prime o nel lavorare in conto terzi....
Il distretto industriale dimostra inoltre di essere un ambiente ideale per avviare e coltivare rapporti collaborativi finalizzati
ad incrementare ulteriormente la competitività grazie a:
- clima di collaborazione che si crea a livello locale tra enti locali, sindacati e associazioni di categoria come investimenti in infrastrutture, relazioni industriali non conflittuali…;
- collaborazione tra imprese anche concorrenti tra di loro che tendono ad assumere, più spesso di quanto non succede fuori dai distretti, atteggiamenti cooperativi;
- capitale sociale collettivo quale: fiducia reciproca, relazioni interpersonali, reti di amici che facilitano la circolazione
di informazioni....
Lo sviluppo e la concentrazione di tante attività possono però generare, oltre a benefici, anche costi e diseconomie legate a:
- congestione (traffico, prezzi delle aree edificabili,..);
- pressione sull'offerta di lavoro (rarefazione di figure professionali,..);
- cambiamenti nel sistema dei valori (appannamento delle energie imprenditoriali, giovani che orientano le proprie carriere professionali verso altri settori …);
- ridondanze logistiche, amministrative e strutturali.
Ma dai risultati riscontrati i vantaggi superano decisamente gli svantaggi.
C'è però da evidenziare che dopo anni di congiuntura favorevole, la situazione dei distretti industriali sta evolvendo rapidamente.
Globalizzazione, concentrazione e spostamento del baricentro delle filiere produttive verso la distribuzione stanno avendo un
impatto consistente sui distretti e gli effetti si evidenziano sullo scenario competitivo internazionale.
Molti distretti industriali che fino a pochi anni fa erano riusciti a riposizionare la propria offerta nei mercati competitivi,
ora sono in evidente difficoltà. Dai dati degli ultimi anni sulle quote nel commercio mondiale, per l'Italia si evidenzia una
flessione; ed il fenomeno ha subito un'accelerazione negli ultimi due anni.
In effetti i vantaggi derivanti dalla localizzazione
tendono sempre più ad assottigliarsi soprattutto per via dell'utilizzo di nuove tecnologie e dell'impiego di internet.
Inoltre il ruolo estremamente vantaggioso, giocato fino ad oggi dallo spazio e dalla geografia viene a ridimensionarsi
considerevolmente. Questi cambiamenti sembrano porre in discussione la sostenibilità del modello che fino ad oggi ha
contraddistinto lo sviluppo economico italiano: quello dei distretti industriali basati su una forte connotazione territoriale
e locale.
Probabilmente una parte non secondaria dei disagi dipende da un rapporto non fluido tra le imprese dei distretti e
le ITC8.
Basti pensare che l'incidenza media delle spese informatiche sul fatturato delle aziende è pari all'1,55%.
Inoltre il 61,4% delle imprese si dichiara non soddisfatta della propria informatizzazione. Cosa ben diversa accade negli
altri paesi industrializzati europei, i quali cercano di sfruttare al massimo i servizi innovativi di comunicazione
con l'obiettivo di supportare il loro core business.
Secondo il rapporto Fair9, queste società appartengono
principalmente a tre gruppi:
- piccole e medie imprese dei settori high-tech e media, guidati dall'attrazione che si stabilisce tra il loro business via Internet e gli sviluppi di nuovi mercati;
- cyberimprese che sfruttano le opportunità offerte dal commercio elettronico nei settori dei servizi;
- piccole e medie imprese integrate all'interno della supply chain delle grandi compagnie spinte all'innovazione dalla pressione
dei loro principali clienti.
I distretti industriali del nostro paese devono far rotta verso il commercio elettronico, soprattutto nelle sue forme B2B,
creando i cosiddetti "distretti virtuali".
L'idea è di utilizzare Internet e le moderne tecnologie per consentire alla PMI un miglior approvvigionamento di materie prime
e condivisione di risorse.
Nel concetto "tradizionale" di cluster, l'istruzione e la tecnologia spesso hanno avuto un ruolo marginale.
Ora le cose sono cambiate e sono proprio questi gli elementi su cui puntare per ritrovare nuovi spunti per un rilancio della
competitività distrettuale.
Lo dimostra il fatto che i nuovi "cluster" stanno emergendo nelle aree periferiche dove questi fattori sono abbondanti10.
E' da sottolineare però che nonostante i cambiamenti a cui è sottoposto il cluster, questo rimane sempre e comunque una
"business comunità", il cambiamento vero e proprio riguarda il mercato il quale sta evolvendo da mercato fisico a mercato virtuale.
L'importanza del passaggio da fisico a virtuale sembra essere stata colta dalla Unitec la quale sta proponendo con successo
il suo ultimo prodotto : il Magazzino Virtuale.
Già alcune realtà imprenditoriali, come ad esempio quelle appartenenti al distretto del marmo di Massa-Carrara hanno sperimentato
con ottimi risultati questo modello.
Con esso il concetto di cluster, viene ripreso, ampliato e stravolto allo stesso tempo.
Guardando al passato, l'evoluzione nelle tecniche di gestione della produzione è stata sostanzialmente orientata a ridurre tali
costi.
Ciò si è avuto soprattutto attraverso una maggiore integrazione tra i soggetti presenti nella filiera11.
Ebbene ora questa integrazione viene estesa paradossalmente ai "concorrenti".
D'altra parte ai distretti è richiesta (se non imposta) una forma sempre più estrema di integrazione per poter conservare i propri
margini di competitività nei confronti delle imprese di dimensioni maggiori.
Occorre cioè che le single imprese attuino una fattiva condivisione di risorse.
In passato tentativi del genere hanno prodotto scarsi risultati in quanto le imprese hanno avuto timore di perdere quell'autonomia
gestionale ed operativa che da sempre ha contraddistinto la versatilità delle PMI.
Questo si è avuto soprattutto quando la condivisione riguardava gli approvvigionamenti di prodotti strategici, tramite i quali
tali imprese sono in grado di offrire alla propria clientela, quel valore aggiunto che riesce a contraddistinguere
l'azienda dalla diretta concorrenza12.
Al giorno d'oggi tali remore non sono più consentite. Sia perché come già detto è un lusso che le PMI non possono più concedersi.
Sia perché le nuove tecnologie di information e communication offrono la possibilità di condivisione delle informazioni,
di beni e servizi, pur conservando una propria singola identità.
La proposta di Unitec è quella di far funzionare l'intero distretto come se fosse un'unica "entità" composta dalle diverse
imprese partecipanti, la cui gestione di determinate attività comuni però, viene affidata ad un operatore specializzato
e neutrale rispetto a tutte le aziende del distretto.
Questi avrà il compito di assicurare e garantire la trasparenza per tutte le partecipanti al progetto provvedendo centralmente,
alle attività di gestione condivise. Così facendo quello perseguito da ogni singola impresa non sarà più un egoistico vantaggio
economico, bensì un vantaggio di tipo paretiano.
Inoltre la Unitec sostiene che tale soluzione può essere applicata con vantaggi uguali se non superiori ad altre realtà che
presentano aspetti analoghi a quelli dei distretti.
Infatti nei capitoli successivi si farà riferimento all'applicazione di tale modello ad un distretto sanitario.
- Nota 8: Information Communication Technologies.
- Nota 9: Il rapporto Fair è un rapporto sull'IT che ogni anno un consorzio di ricercatori stila per l'Unione Europea.
- Nota 10: Per esempio, nel Sud d'Italia l'area di Napoli nel campo d'Internet business.
- Nota 11: Basti pensare al JIT.
- Nota 12: Fabio Ulgiati 2001, Evoluzione dei rapporti di Business to Business tra piccole e medie imprese,Università la Sapienza, Roma.