CAPITOLO III: PRESUPPOSTI E CONDIZIONI PER LA REALIZZAZIONE DI UN MAGAZZINO VIRTUALE
Le discipline che hanno operato sul tema delle reti sono numerose: economia, ingegneria, informatica, ricerca operativa, scienze
dell'organizzazione.
Il termine reti allude infatti a concetti ed applicazioni diversissime: reti telematiche, reti di processi, reti di relazioni,
reti di conoscenze, reti di imprese, reti di impresa e territori, e a molto altro.
Il termine è insomma adoperato in modo specifico per indicare ogni sorta di connessione.
Il problema è che molte di queste sono connessioni parallele, si incrociano e si intrecciano nel funzionamento dei sistemi sociali
ed economici. Molte diatribe tra scuole diverse sono state determinate dalla sottolineatura dell'uno o dell'altro aspetto,
più che da diversi impianti teorici.
Tralasciando di entrare nello specifico di tali correnti teoriche, la condizione essenziale per la costituzione e sopravvivenza
di una rete distrettuale è l'esistenza di una strategia condivisa e perseguita dai membri della rete.
Una comune strategia comporta una riduzione dei costi complessivi attraverso il raggiungimento di economie conseguibili
tramite la centralizzazione dei fabbisogni dei diversi clienti e settori industriali.
Si tratta dunque della possibilità di ottenere risparmi sia dall'ottimizzazione dei processi aziendali sia sul puro
prezzo d'acquisto.
Qualunque forma di condivisione richiede però, il passaggio di alcuni poteri (decisionali ed economici) dalle singole
imprese ad un'autorità governativa dell'intero gruppo.
Per progettare e gestire una "rete distrettuale" è necessario che si realizzino due condizioni:
- a) che esista una agenzia strategica che si faccia carico di concepire e realizzare questo progetto.
A seconda delle condizioni questa agenzia può essere un "comitato di governo privato-pubblico17" ,
un gruppo imprenditoriale di riferimento18, una media "impresa distrettuale" (Varaldo), una grande impresa o altro.
- b) Che la rete si metta in condizione di:
- controllare la "rete del valore ";
- gestire i processi di rete;
- generare e sviluppare sia unità organizzative interne che operano come "quasi imprese", sia imprese economicamente autosufficienti ("nodi vitali");
- configurare, selezionare e tenere attive le connessioni multiple tra unità
organizzative interne e imprese esterne ("connessioni di rete");
- sviluppare insieme: una struttura gerarchica, un mercato, un sistema
informativo, un sistema logistico, un sistema di comunicazione, una cultura, un sistema politico ("strutture composite e coesistenti");
- sviluppare un sistema di governo.
È da evidenziare che all'interno del distretto, tali agenzie avviano progetti di cambiamento del sistema produttivo e sociale
di un territorio che hanno per oggetto strutture organizzative di concezione nuova.
Per la costituzione di una rete distrettuale vi sono quattro tesi:
- a) non esiste la necessità di alcun meccanismo di governance;
- b) vi è una impresa guida;
- c) vi è una impresa distrettuale;
- d) esiste una varietà di forme di governance, alcune più efficaci altre meno a secondo dei territori e dei processi produttivi.
Delle ipotesi indicate non esiste una soluzione migliore in assoluto, in quanto sarà la ricerca sul distretto che darà una
risposta a questo quesito.
Un'ulteriore alternativa, che sembra dimostrarsi valida, è rappresentata dalla possibilità di affidare la governance logistica
ad un operatore specializzato esterno al distretto, quindi di ricorrere all'outsourcing.
Infatti attualmente sul mercato sono presenti alcuni validi outsourcer specializzati in grado di poter attuare e gestire una rete
distrettuale riuscendo a conseguire ottimi risultati avvalendosi delle più evolute tecnologie informatiche.
Affrontando il tema delle reti distrettuali non bisogna dimenticare che il principale gap tra grandi e piccole imprese è
rappresentato dall'impossibilità delle seconde di ottenere economie di scala.
Quindi il ricorso ad un'aggregazione in una rete industriale da parte delle PMI consente loro sia di colmare tale gap, sia di
poter utilizzare tecnologie di cui non avrebbero potuto usufruire operando singolarmente.
D'altra parte l'interesse sempre più crescente verso le applicazioni informatiche sembrano spingere l'orientamento delle
PMI verso tale soluzione, basti pensare al fatto che i processi aziendali hanno sempre più luogo sulla rete di telecomunicazione
e in particolare sul WEB19.
Inoltre la logistica e le nuove tecnologie di rete, costituiscono delle vere e proprie infrastrutture strategiche tramite le quali, soprattutto le PMI,
possono ridisegnare la propria organizzazione WEBproduttiva20.
Il flusso dei beni tra i diversi luoghi di produzione necessita di nuovi strumenti atti a ridurre le barriere operative che
tradizionalmente hanno rappresentato un limite allo sviluppo delle attività economiche delle PMI su scala globale.
La nuova concezione della logistica, grazie alle nuove tecnologie, permette alle imprese di poter intraprendere politiche
integrative precedentemente impensabili.
L'organizzazione logistica assume una strategia competitiva soprattutto per tutte quelle piccole e medie imprese e dei sistemi
produttivi locali (distretti).
Però per le imprese di minori dimensioni in cui vi è mancanza di mezzi, infrastrutture, risorse e tecnologie atte a garantire il
perseguimento di tali strategie a bassi costi, l'evoluzione della logistica rischia di tradursi in una minaccia piuttosto che in
un'opportunità.
Questo soprattutto per le difficoltà insite nella condivisione di risorse tra più aziende ed in modo particolare all'interno
di quei distretti definibili come concorrenziali, ossia dove tra le imprese stesse risulta particolarmente difficoltoso,
organizzare un "gioco di squadra21".
Al fine della costituzione di una rete distrettuale, un ulteriore elemento di analisi da non sottovalutare è quello giocato dal
"nuovo ruolo degli acquisti".
L'estensione dei processi all'esterno dell'impresa con il conseguente coinvolgimento dei fornitori all'interno della struttura
del business, la ridefinizione della supply chain con il trasferimento ai fornitori di maggiori responsabilità e rischi,
la necessità di impiegare standard commerciali, i nuovi modelli di fornitura possibili con l'e-business, modificano in modo
sostanziale sia il modo di operare che il ruolo aziendale degli acquisti.
La responsabilità della gestione della quota più alta dei costi e di un parco fornitori che, di fatto, condiziona il risultato
tecnico ed operativo dell'azienda, configura la "Funzione Acquisti" come una delle leve del business dell'impresa.
In questo scenario cambiato, la "Funzione Acquisti" deve affrontare l'evoluzione del suo ruolo, da esecutrice operativa delle
indicazioni dell'utenza, a compartecipe del raggiungimento dei risultati generali d'azienda, attraverso la realizzazione e
gestione della supply chain, la ridefinizione dei processi di fornitura, la realizzazione di politiche per le alleanze,
lo sviluppo di capacità di market intelligence, lo sviluppo di strategie coerenti con gli obiettivi di business aziendali.
Domanda interna, mercato dell'offerta, processi e struttura operativa del sistema degli approvvigionamenti sono le leve sulle
quali il management può agire per mantenere il controllo della spesa e dei costi interni indotti dagli approvvigionamenti.
Il raggiungimento dell'obiettivo economico complessivo non è assicurato solo dalla governabilità di queste leve, ma dipende
anche dalla reale capacità di utilizzarle.
Per adeguare la funzione ai nuovi compiti è necessario, per ogni azienda, seguire un percorso che, individuati i punti di forza
e di debolezza del sistema attuale, definisca le azioni da compiere secondo un piano adeguato alle caratteristiche della
realtà specifica, in termini di tipologia e di modalità di attuazione. Risultati ottenuti con interventi parziali o
avviati unicamente sulla base di esigenze specifiche o settoriali non sono generalmente mantenibili nel tempo se non è stata
sviluppata la capacità di governo delle leve di gestione22.
- Nota 17: Come a Prato negli anni 80
- Nota 18: Come a Biella (Locke)
- Nota 19: È il caso degli: acquisti, comunicazioni interne all'azienda, informazioni interaziendali...
- Nota 20: Fabio Ulgiati 2001, Evoluzione dei rapporti di Business to Business tra piccole e medie imprese,Università la Sapienza, Roma
- Nota 21: Coro' Giancarlo e D'Agostino Zeno, in "Dai sistemi dei trasporti alla organizzazione logistica", Rapporto sulla logistica, Camera di Commercio di Mantova, giungo 2001
- Nota 22: Da www.logicamente.it